SCENARI GLOBALI

Navigare con precisione nell’Atlantico in tempesta

di Gianni Riotta

 

Elezioni Usa

 Per l’Italia la seconda presidenza Trump offre occasioni importanti per ricalibrare
i rapporti transatlantici in un momento di acuta instabilità.

 

La rielezione di Donald Trump a presidente degli Stati Uniti, il 5 di novembre 2024, rappresenta una nuova sfida per lo scenario politico globale, già agitato dalla guerra in Ucraina, la pressione del leader cinese Xi Jinping sul Mar Cinese Meridionale, la crisi in Africa Centrale e i conflitti in Medio Oriente, sui fronti Gaza, Libano, Siria. La dottrina trumpiana detta "America First" affonda le radici nello slogan coniato dal Presidente Woodrow Wilson, durante la campagna del 1916, un secolo giusto dalla prima vittoria di Trump, con la promessa di mantenere gli Stati Uniti neutrali durante il conflitto 1914-1918. Trump lo adatta al XXI secolo, con scetticismo verso le istituzioni multilaterali seguite al 1945, mettendo l’Unione Europea sulla difensiva e costringendola a riconsiderare le relazioni strategiche ed economiche. Per l’Italia, membro originale UE, la seconda presidenza Trump offre rilievi importanti per ricalibrare i rapporti transatlantici in un momento di instabilità acuta a Parigi e Berlino, con le parallele derive del presidente Macron e del Cancelliere Scholz.

Durante il primo mandato 2016-2020, il rapporto conflittuale di Trump con l’allora Cancelliera tedesca Angela Merkel divenne emblematico. Mentre Merkel difendeva multilateralismo e cooperazione, la freddezza di Trump per la NATO, il sostegno a dazi sui beni europei e le critiche all’avanzo commerciale della Germania evidenziavano differenze inconciliabili di visione e personalità. Merkel, anche nelle sue memorie da poco pubblicate, resta persuasa che “I tempi in cui potevamo contare completamente sugli alleati sono, in una certa misura, finiti”, parole che riassumono la necessità UE di perseguire autonomia strategica.

L’Italia, meno nel mirino rispetto alla Germania, non sarà del tutto immune a queste future tensioni e l’approccio conflittuale di Trump costringerà ogni paese UE su una linea sottile tra il mantenimento di buoni rapporti con Washington e solidarietà europea. In questo nuovo mandato, tuttavia, anche per la qualità dei ministri selezionati, spesso populisti, nazionalisti e con background poco affini al multilateralismo, eccezion fatta, forse, per il segretario di stato Marco Rubio, i rapporti di Trump con Emmanuel Macron e Keir Starmer son destinati a plasmare il futuro delle relazioni USA-UE. Macron, sostenitore esplicito dell’autonomia strategica europea, ha spinto per ridurre la dipendenza dell’Europa dagli Stati Uniti in materia di difesa e sicurezza energetica. Trump lo incalzerà su questi temi, certo che la crisi politica francese tarpi le ali al credo di Macron “L’Europa deve garantire la propria sicurezza anziché fare solo affidamento sugli Stati Uniti”. Punto di scontro certo sarà la richiesta del neo presidente di maggiori spese per la difesa da parte degli alleati NATO.

USAA Keir Starmer, primo ministro del Regno Unito, tocca affrontare una prova diversa. Il suo approccio pragmatico potrebbe indurlo a un cauto riavvicinamento a Trump, dato il bisogno della Londra post-Brexit di accordi commerciali solidi, mentre i contratti UE restano ancora irrisolti. Tuttavia, la natura imprevedibile di Trump potrebbe incrinare le relazioni storiche, ove Starmer non si allineasse alla politica estera statunitense o adottasse posizioni non conformi all’agenda Usa pro-combustibili fossili su clima ed energia.

All’Italia, il ritorno di Trump impone quindi di navigare con precisione nell’Atlantico in tempesta. La presidente del consiglio Giorgia Meloni, che pure non manca di affinità ideali con Trump, deve trovare terreno comune su temi come migrazione e difesa, duplicando il buon rapporto creato con il leader democratico Joe Biden. Tuttavia, la dipendenza dell’Italia dalla solidarietà economica UE della presidente von der Leyen richiederà che Meloni, Tajani e Salvini organizzino una delicata coreografia diplomatica, assicurandosi che le politiche di Trump non minino la coesione UE. Sull’Ucraina la premier dovrà scegliere, tra sostegno a Kiev e adesione all’inedito piano di pace ipotizzato da Washington per i rivali Putin e Zelensky.

Le priorità strategiche dell’Italia, come la sicurezza energetica e la leadership nella diplomazia mediterranea, la collocano al difficile crocevia delle relazioni USA-UE, dai flussi migratori, via Africa o Balcani, alle guerre in Medio Oriente e Africa. Con Trump alla Casa Bianca, l’Italia potrebbe trovare opportunità per un ruolo di mediazione, sfruttando i legami storici con gli Stati Uniti e la centralità UE, con Francia e Germania frenate dal difficile 2025 di dissensi ed elezioni.

Trump II sottolinea però, e poco se ne parla a Bruxelles, la persistente divergenza tra priorità degli Stati Uniti e UE. È prevedibile che interazioni con Macron (a partire dall’incontro con Trump alla riapertura della cattedrale di Notre Dame) e Starmer dominino le cronache, ma la posizione strategica dell’Italia offrirà a Roma la chance di mediare come non mai in precedenza le dinamiche transatlantiche. Per farlo però, il governo Meloni dovrà dispiegare diplomazia e pragmatismo nuove, per assicurarsi voce centrale in un ordine globale in turbolenta evoluzione.

USAArduo sarà il capitolo dazi, manifesto di successo nella campagna elettorale repubblicana 2024. Trump I fece notizia con l’imposizione di dazi sulle importazioni di acciaio e alluminio, colpendo le principali economie dell’UE e l’Italia, paese di manifattura storica, avrà in queste tariffe una minaccia diretta all’industria.

A complicare il quadro la posizione critica di Trump nei confronti delle normative europee, in particolare quelle che riguardavano i marchi digitali e tecnologici Usa. Le rigide norme sulla protezione dei dati (GDPR), l’AI Act, il Digital Service Act e le azioni antitrust dell'UE contrapporranno l'Europa ai colossi tecnologici statunitensi, ora guidati dal carisma di Elon Musk, certo che il red tape, la burocrazia, sia un nemico, in casa e all’estero. L’Italia faticherà quindi, più che in passato, ad attrarre investimenti americani.

Sulla migrazione, le politiche restrittive di Trump si scontreranno con l’approccio frammentato dell’Europa, da una parte suscitando tentativi di emulazione nei movimenti populisti e nazionalisti UE, dall’altra creando attriti quando saranno aziende, ricercatori, lavoratori, imprenditori europei a vedersi frenati dai visti mancanti o in ritardo.

Anche la spesa per la difesa resterà fattore di possibili contese. L'insistenza di Trump affinché gli alleati della NATO aumentino i loro contributi ha acceso dibattiti in tutta Europa e l’Italia, che spende circa l'1,41% del PIL per la difesa—sotto l'obiettivo del 2% della NATO— subirà pressioni al bivio tra sicurezza nazionale e stabilità economica.

Il ritiro dell'amministrazione Trump dagli Accordi di Parigi sul clima segnò un arretramento dagli impegni internazionali presi da Barack Obama, mettendo gli Stati Uniti in contrasto con l'ambiziosa agenda verde dell'Europa. Le politiche di Trump a favore dei combustibili fossili, il ruolo di Musk sulle auto elettriche e le missioni spaziali, la voglia di contenere la Cina rischiano di minare le transizioni verso l’energia pulita e diventare faida ideologica tra vecchi alleati.

All’Italia la presidenza Trump II impone dunque costante adattamento alla nuova politica estera Usa. La dipendenza dell’Italia dal commercio e dagli investimenti con gli Stati Uniti non permette errori di sorta, come intuisce il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella parlando di Italia “Chiave di volta nell'arco delle relazioni transatlantiche".

I dati economici evidenziano, in conclusione, questa duplice dipendenza. Il commercio bilaterale USA-Italia, con l’Italia che mantiene un saldo commerciale non sfavorevole, è snodo vitale, che tariffe e dazi metteranno a rischio in un contesto volatile. La personalità umorale di Trump, portato d’istinto a promuovere e bocciare i partner (basti ricordare la simpatia concessa all’allora premier 5 Stelle Giuseppe Conte e negata a Merkel) imporrà a Meloni un’offensiva di diplomazia personale non semplice.

L’era Trump II dischiude giorni complessi all’UE e i suoi Stati membri, in particolare l’Italia. Bilanciare solidarietà UE, interessi nazionali e partnership atlantica richiederà diplomazia, pragmatismo, lungimiranza strategica. L’Europa intera dovrà ricalibrare le relazioni con gli Stati Uniti e il ricordo del passato, dagli aiuti del Piano Marshall, alla solidarietà della Guerra Fredda, la NATO, la campagna per fermare il conflitto nei Balcani non basteranno a perpetuare un caduco status quo, se le differenze ideologiche e lo scontro di interessi odierno finissero per prevalere irriducibili.

Principali dati economici e finanziari